La rubrica del mese di aprile ci invita ad accomodarci sul divano con il film “Mamma o papà?”, una commedia divertente e a tratti malinconica che vede come protagonisti Claudia e Nicola, alle prese con il loro divorzio. Una separazione inizialmente idillica, visto l’atteggiamento maturo e comprensivo con cui entrambi comunicano ai figli la fine del loro amore, che si trasformerà in una vera e propria gara a chi si qualifica come il peggior genitore agli occhi dei ragazzi, pur di non ottenerne l’affido esclusivo. Perché? Claudia e Nicola ricevono due importanti proposte lavorative e, sebbene Claudia decida per prima di rinunciare alla carriera, lasciando che Nicola si realizzi, quando scopre che lui ha un’altra, non è più disposta a sacrificarsi. Chi ne pagherà le conseguenze? I loro tre sventurati figli, alle prese con docce fredde, piatti improponibili da mangiare, regole sovvertite e bizzarrie di ogni genere.

La pellicola estremizza, in chiave comica e leggera, alcuni comportamenti che purtroppo animano le aule dei tribunali, portando in tavola un tema doloroso da affrontare, ma non sempre deleterio per i figli: la fine del progetto matrimoniale e la separazione dei genitori.

Certamente il divorzio e ciò che quest’ultimo comporta in termini di perdite dal punto di vista affettivo, fisico e materiale, rappresenta un importate momento di transizione per la famiglia e il suo parterre relazionale. Ciononostante, la significatività di tale evento non deve portarci a credere che la separazione rechi in sé un germe patologico o potenzialmente lesivo per il benessere dei figli. Non è la separazione in quanto tale ad annientare le risorse di un sistema familiare e dei suoi componenti, quanto piuttosto il significato che vi è attribuito e il modo in cui la coppia affronta questa delicata fase del ciclo di vita.

Spesso infatti, nel rimuginare sterile sulle colpe e mancanze dell’altro genitore, i figli smettono di essere visti quali soggetti nati da un legame d’amore e si trasformano in oggetti da strumentalizzare, palline da pingpong che rimbalzano sul campo minato della coppia tra ripicche, rivendicazioni e offese reciproche. Si perde di vista ciò che si è faticosamente costruito e il presente si carica di delusione, risentimento e vendetta. Dunque è la conflittualità tra i genitori, più che la separazione in sé e per sé, a produrre effetti negativi sul benessere dei figli, specie quando l’adulto fatica ad assumersi le proprie responsabilità e chiede al figlio di sostenere le proprie ragioni contro quelle del partner, con l’effetto di costringerlo a schierarsi e a non riconoscere il valore affettivo dell’altro.

Al contrario, sperimentare la separazione non è traumatico quando i genitori riescono a dare continuità al legame parentale, accordandosi sulle scelte più opportune per loro, mantenendo un coerente riferimento affettivo ed educativo, conservando intatta nella mente dei ragazzi quella immagine rassicurante di “famiglia”, così importante per la loro crescita.  

Il Centro Famiglie San Riccardo Pampuri e la sua equipe di professionisti si propone di offrire un valido aiuto e supporto alle famiglie che si trovano ad affrontare separazioni e divorzi, accompagnandole attraverso i diversi cambiamenti che smuovono gli equilibri familiari e affettivi delle coppie e dei ragazzi, affinché i genitori, proprio come i nostri protagonisti Claudia e Nicola, arrivino a comprendere l’inutilità del farsi la guerra, la ricchezza dei legami familiari e la possibilità di rifiorire e rinascere ad ogni primavera, proprio come fa il pesco. Anche quando non si vive più sotto lo stesso tetto! Buona visione

 

Chihiro, una bambina di 10 anni, insieme ai suoi genitori sta traslocando in un’altra città. Durante il viaggio il papà prende la strada sbagliata e si trova all’improvviso all’ingresso di un tunnel che sbuca in una radura con delle case. Nonostante la figlia non desideri proseguire, avvertendo la stranezza del posto, incuriositi, il papà e la mamma si addentrano alla scoperta di questo luogo misterioso.

I tre superano un fiume il cui letto è in secca, arrivano in una città piena di ristoranti, su un bancone trovano un ricco buffet e si siedono a mangiare, mentre la bambina incontra un ragazzo, Haku, che, le ordina di andarsene subito. Spaventata, torna dai genitori ma scopre che si sono trasformati in maiali e non riesce a fuggire perché il fiume ora è in piena.

Chihiro si rende conto che sta diventando invisibile, ma Haku decide di aiutarla e la fa assumere con il nome  di Sin da Yubaba, dalla potente strega che controlla tutta la città, che usa questo stratagemma per impedire alle persone di scappare.

Lavorando nella città incantata, Chihiro incontra creature fantastiche e magiche, e proprio lei che è una ragazzina capricciosa e viziata, imparerà il valore dell’amore, dell’amicizia e della solidarietà, affrontando come un’adulta le difficoltà e le scelte che le si presenteranno, cercando di tornare a casa senza dimenticare chi è.

Gli adulti sono mostrati per quello che sono: irrimediabilmente distanti, facili a comportamenti insensati, incapaci soprattutto di percepire l’esistenza di mondi diversi da quelli che abitualmente attraversano. Al contrario, Chihiro ha accesso a un universo straordinario, ma con costi molto alti, sia a livello fisico sia emotivo. Scoraggiarsi vorrebbe dire non tornare più a casa. Affrontare le paure, invece, è l’unico modo per  gestirle e superarle.

Buona visione!!!!

                                                                                          

Gelido inverno è  un film ambientato in una sperduta zona montuosa del Missouri dove vive una ragazza di diciassette anni, Ree Dolly, con la sua famiglia in condizioni alquanto disagiate. È la minorenne, cresciuta troppo in fretta  che gestisce la fattoria d famiglia e si prende cura dei fratelli minori visto che la madre, colpita da una depressione, la porta a vivere in una sorta di assenza indifferente. Il padre della ragazza, invece, essendo uno spacciatore di droga, ha ipotecato la casa di famiglia per pagarsi la cauzione e uscire di prigione. Ree , allora ,avvertita dallo sceriffo  è alla disperata ricerca di suo padre perché se non si presenta in tribunale resterà, oltre che senza soldi, senza casa. Ree e la sua famiglia vivono in condizioni proibitive, misere e precarie. Per questo accettano volentieri cibo dai vicini e soldi dai parenti. Inoltre, tra Ree e i suoi familiari, c’è tanto calore umano.

Malgrado il suo aspetto esile e delicato sulle spalle di Ree grava il peso di essere l’unica persona “adulta” e responsabile nella sua famiglia che è alla disperata ricerca di suo padre, anche per evitare l’adozione dei fratellini che accudisce come una madre amorevole. Comincia a girare di casa in casa per  trovare suo padre ma non porta buoni risultati.

Ree affronta la sua situazione con grande coraggio e forza di volontà ma viene trattata male da tante persone che sono indifferenti verso i suoi problemi.

Si fa anche “pestare” in modo brutale da una serie di donne alquanto rudi.

Riesce ad essere salvata da questa situazione dallo zio. Anche le stesse donne che hanno pestato prima Ree, dopo, la aiutano a recuperare il padre.

Ree, infine, riesce a consegnare nelle mani della polizia il padre e riesce a salvare la sua famiglia perché la casa non può essere più confiscata.

La scena finale del film è davvero toccante e commovente.

La famiglia è dove la vita inizia e l’amore non finisce mai.

“Ohana”, infatti, significa famiglia e famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato.

Accettare le persone della famiglia per quello che sono è una delle molteplici forme d’amore. È importante, però, promuovere il problem solving come modalità educativa per prevenire o ridurre la possibilità che si ricorra a strategie distruttive in una relazione familiare.

Buona visione!!!

                                                                    

 

The Last Song è la storia di Ronnie ,una ragazzina di diciassette anni  newyorkese, costretta dalla madre a trascorrere l'estate da suo padre in una piccola cittadina della Carolina del nord, dove l'uomo si è trasferito da solo dopo il divorzio con la moglie. All'inizio, la ragazza accetta malvolentieri la nuova condizione e sembra intenzionata a farla pagare ad entrambi i suoi genitori. In poco tempo però, l'incontro con uno splendido ragazzo del posto, le fa cambiare idea. In breve tempo,  tra Will e Ronnie nasce un sentimento profondo ma rimane ,invece, ancora restia ad instaurare un rapporto sereno con il padre. Solo quando scopre della malattia terminale del padre si accorge di avere una passione in comune con lui, quella per la musica. Il rapporto tra Ronnie e suo padre , a quel punto,   sembra addolcirsi e insieme vivranno finalmente felici ,anche se nel dolore, recuperando gli anni perduti. Ronnie presto capisce che quella sarà una meravigliosa ultima estate che trascorrerà insieme a suo padre , un'estate che non potrà più dimenticare.

La riscoperta dei sentimenti di Ronnie nei confronti del padre rivela le mille forme possibili dell’amore, soprattutto quello tra figli e genitori e dimostra come le relazioni profonde possano spezzare il cuore.

La separazione dei genitori si manifesta come un cambiamento nella maggior parte dei casi doloroso e come tale produce  svariati effetti quali rabbia e pianto, reazioni liberatorie a dimostrazione che ci si sente liberi di esprimere i propri sentimenti e anche di elaborarli rapidamente .

Dimostrare, però, che la separazione dei genitori non determina la perdita dell’amore di nessuno dei due nei confronti dei figli. 

 Non ci resta che augurarvi una Buona Visione!!!!!!

                                                                                             

American Life è la storia di Burt  e Verona, entrambi trentenni, conviventi. Quando lei rimane incinta, i due decidono di condividere la grande gioia con i genitori di lui, GloriaJerry gli unici nonni del nascituro. La speranza è che, i nonni, apprendendo la notizia, vogliano aiutarli con il bambino. La risposta invece è stata  una bella porta in faccia: il  nonno e la nonna avevano  già deciso da tempo di trasferirsi in Belgio, a cinquemila chilometri di distanza.
Burt e Verona, allora, più deboli e impreparati alla vita dello stesso figlio che hanno concepito sono rimasti sconvolti  e si sono resi conto che per volerlo crescere in una famiglia occorre che trovino il luogo perfetto dove trasferirsi per ricominciare tutto dall’inizio. Cominciano così un lungo viaggio negli Stati Uniti, alla scoperta di sé stessi e del mondo, che li porta a dolorosi confronti con le loro (vere o presunte) inadeguatezze e con quelle della gente che si presuppone adulta e matura, “normale” a scontrarsi con una realtà nella quale il concetto di identità, di maturità, di famiglia, sono tutti da ridefinire, da rinegoziare giorno dopo giorno, dove i modelli sociali e culturali non sono (più) saldi punti di appoggio ma occasionali opportunità in mutevole movimento, in costante trasformazione.

“La famiglia richiede ai propri membri il giusto equilibrio nello sviluppare una sana identità individuale e una nuova identità di appartenenza. Solo un giusto mix tra questi due aspetti può consentire alla coppia coniugale/genitoriale di creare un ambiente favorevole all’educazione dei figli e alla crescita dei due partner.”

Buona Visione!!!!!

 

                                                                             

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