Le grida d’aiuto silenziose dei ragazzi non sono ascoltate.


È accaduto di nuovo! Lo scorso 18 settembre un giovane studente di 13 anni si è tolto la vita in provincia di Monza e della Brianza. Secondo gli inquirenti anche questa volta il grido disperato di chi soffre in silenzio è terminato con un atto estremo.

Il ragazzo si era da poco iscritto al primo anno di liceo dell’Istituto Frisi. Il dirigente scolastico, Lucia Castellana su ilcittadinomb.it dichiara - «vogliamo restituire un po’ di serenità ai nostri ragazzi, dopo due anni di pandemia, ma siamo stati investiti da questo lutto che ci lascia esterrefatti». La stessa dirigente precisa che con un gruppo di docenti e genitori aveva lanciato un'iniziativa di sensibilizzazione volta a ricreare e riportare nelle aule un clima di serenità e fiducia; serenità che l’istituto aveva perso poco prima dello scoppio della pandemia, quando altri due giovani studenti, a distanza di poche settimane, si erano tolti la vita. Questa notizia è solo la punta di un enorme iceberg; infatti se consideriamo soltanto gli ultimi mesi dello scorso anno accademico,1 alunno su 5 afferma di aver subìto almeno una pressione da parte di coetanei. A segnalarlo è l'Osservatorio "Bullismo e Cyberbullismo", condotto da Skuola.net in collaborazione con Citroën Italia, intervistando 3.000 ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 19 anni nell’ambito del progetto “RispettAMI”. L’obiettivo della ricerca è stato quello di tracciare un bilancio al termine del primo anno di ritorno in classe, essendo proprio la scuola l’ambiente dove è più frequente che insorga il disagio adolescenziale. Purtroppo, anche solo considerando l’ultimo trimestre di lezioni, il 13% degli adolescenti intervistati ha “denunciato” di essere stato vittima di episodi occasionali, mentre per il 7% si è trattato di vessazioni sistematiche. Sono matrici di bullismo che si concentrano soprattutto su tre grandi macro-aree: l’aspetto, l’identità sessuale, l’etnia o l’origine.
I nostri adolescenti continuano a essere piegati dal bullismo che sì, è sempre esistito, ma che attraverso la dimensione digitale, in cui noi tutti siamo immersi, riesce a essere ancora più “efficace”. La scuola, luogo dove nascono le relazioni tra pari, è sicuramente uno degli ambienti in cui è più probabile che nascano fenomeni di questo tipo .Ma è pur vero che la scuola rappresenta allo stesso tempo il luogo in cui possono essere debellati, purché studenti e docenti ricevano una costante formazione in tal senso.

Promuovere attivamente, nelle scuole e fra gli studenti, la cultura del rispetto come strumento di contrasto ai fenomeni considerati a rischio è alla base del Centro Famiglie San Riccardo Pampuri, che rivolge particolare attenzione ai giovani e al loro contesto relazionale, considerando che la pandemia e le limitazioni sociali connesse al Covid-19 hanno esacerbato il ritiro dei ragazzi dietro lo schermo, innalzando (come si è descritto) i numeri del disagio adolescenziale, con un’amplificazione dei fenomeni connessi alle new addiction, ai disturbi alimentari e alle condotte audio lesive. Tali considerazioni hanno indotto il Centro Famiglie a potenziare i servizi per gli adolescenti, promuovendo negli istituti foggiani interventi di Mediazione scolastica, un metodo comunicativo alternativo finalizzato a risolvere conflitti nel contesto scolastico. Le valutazioni effettuate dalle scuole che già da anni hanno applicato questo procedimento indicano tra gli aspetti positivi il creare a scuola un ambiente più rilassato e produttivo, il contribuire a migliorare le relazioni intrapersonali e interpersonali, il favorire la risoluzione di controversie in modo più rapido e meno costoso, il favorire l’autoregolazione attraverso la ricerca di soluzioni autonome e negoziate.

Il progetto nell'ambito scolastico si potrà articolare o nella realizzazione di uno sportello di mediazione scolastica volto alla gestione dei conflitti interni tra tutte le componenti della compagine scolastica (studenti, docenti, genitori, ecc.), oltre ad interventi mirati per situazioni di conflitto urgenti ed indifferibili segnalate al Centro Famiglie, dal corpo docente e/o dalla direzione didattica; o in attività di docenza sui temi della comunicazione rivolte agli alunni, coadiuvate dall' osservazione delle dinamiche relazionali all'interno di ciascun gruppo classe.

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