DI LUIGI BALLERINI

Mangiare in famiglia fa bene a tutti” così scrive Luigi Ballerini, medico e psicoanalista, autore del libro “I bravi manager cenano a casa”. L’autore considera fondamentali 10 buone regole per la buona riuscita della cena in famiglia come unico momento di condivisione della giornata.

Condividere il piacere di stare a tavola, nasce dall’idea che il momento del pasto, non sia legato solo all’atto del preparare i cibi, ma anche all’aspetto conviviale, in cui è possibile socializzare e fortificare i legami tra i membri della famiglia.

Oggi viviamo in un’epoca dove le tecnologie digitali da un lato permettono di connettere velocemente un numero elevato di persone, accumunate dal bisogno di aggregazione e socialità dall’altro diventa fonte di isolamento.

La ripresa delle buone pratiche del mangiare in compagnia diventa un momento educativo importante perché assume una doppia funzione, da un lato, questo nuovo modo di vivere i momenti del pasto può limitare alcuni atteggiamenti disfunzionali, come il rifiuto del cibo o la selezione di quest’ultimi. Vivere il momento del pasto in compagnia può aiutare a rompere la solitudine, godersi e gustare a pieno il cibo per ritagliarsi un momento di piacevole relax e per prendersi cura di sé.

Così il valore etico del mangiare viene prima di quello economico: amicizia, condivisione, esperienze culinarie, stili di vita salutari e sostenibili si fondono all’unisono per ritrovare nel concetto di gruppo rassicurazione e gratificazione, una propria identità, un proprio posto nel mondo che ci circonda.

Ballerini costruisce il «decalogo della buona cena», una serie di regole per aiutare le famiglie a vivere al meglio quello che è diventato l’unico momento di condivisione della giornata. La cena quindi diventa un’occasione importante da «difendere» all’interno della frenesia contemporanea.
Tra le buone regole per una cena di successo ci sono: Fare di tutto affinché tutta la famiglia sia presente; Preparare con cura la cena; Tv e cellulari spenti; I genitori raccontano di sé ai figli: lavoro, giornata, incontri; No alla minaccia dello «sta’ composto»: lo stare a tavola deve essere momento di scambio, non di conflitto; No all’ «interrogatorio» dei figli («Come è andata? Cosa hai fatto?»); Prediligere il «racconto» invece del «domanda-risposta»; No a diktat, per esempio «finisci tutto nel piatto»: non imporre, meglio educare!;Mangiare sempre con un «tu»: anche se da soli, prepararsi con cura la tavola.

«La tavola può e sa diventare – e siamo noi che possiamo farlo accadere, non si tratta di un automatismo meccanico – luogo di incontro e di narrazione, di scambio e di condivisione».

Una lettura piacevole e leggera, ma con un piccolo momento di riflessione.

Buona lettura!